“Guardare ma non toccare”, il rispetto per il sacro
Il detto “Guardare ma non toccare” lo conosciamo bene, probabilmente ce lo siamo sentiti ripetere infinite volte da piccoli.
Certo da piccoli pare avere un senso particolare, perché è facile che un bambino possa rompere qualcosa, ma in realtà in “Guardare ma non toccare” si nasconde, forse, un insegnamento più profondo che tendiamo a non ascoltare.
Siamo effettivamente una società, oggi, in cui tutto è dovuto e tutto è permesso. Non vi è più un reale rispetto dei confini, dei limiti e di conseguenza dell’altro.
Quando si tratta di oggetti, spesso non ci basta osservarli, ma necessitiamo di un contatto diretto e fisico: siamo sospinti dal desiderio di toccare.
Credo che si potrebbero fare delle interessanti riflessioni su questo aspetto. Perché abbiamo bisogno di toccare tutto quello che ci incuriosisce? Il tocco, lo sappiamo, è il primo mezzo di conoscenza dell’essere umano. Il bambino per conoscere tocca. Potrebbe quindi essere un modo per entrare in contatto, conoscere, comprendere (prendere dentro) l’altro.
Ma se siamo persone adulte, dovremmo comprendere che ciò non è sempre possibile, dovremmo essere in grado di comprendere che a volte non è permesso (senza che vi sia un cartello esplicito… che per altro spesso viene ignorato) ed è una invasione e una mancanza di rispetto per l’altro.
Il rispetto del sacro
Qualche giorno fa ascoltavo Carla – Red Eagle Woman – una signora di 80 anni dalla storia affascinante. Tra le varie cose che raccontava ha posto l’accento proprio su questo aspetto del rispetto del sacro. Quando non conosciamo gli usi e costumi di una popolazione diversa dalla nostra, è facile incappare in errori e gaffes che potrebbero costarci molto. Carla raccontava un aneddoto di una visita a un Pellerossa. Quando entriamo in una casa potremmo vedere esposti o appesi diversi oggetti sacri, tra cui il tamburo.
Spesso succede che, come dicevo prima, siamo portati ad avvicinarci e magari a toccare l’oggetto in questione. Se poi è un tamburo potremmo essere spinti a prenderlo in mano e a suonarlo. Ecco Red Eagle Woman ci invita a non farlo mai.
Ma perché guardare ma non toccare?
Le parole di Carla mi hanno portato a riflettere.
Come dicevo prima è indubbiamente una forma di rispetto verso l’altro, il diverso da noi. Rispetto verso le sue credenze, la sua vita e quindi la sua interiorità. Ma non è solo questo.
Ogni oggetto sacro, soprattutto se di proprietà di un Medicine man/ woman o di uno sciamano, è un oggetto vivo, vivificato dalle energie dello sciamano attraverso la sua fede e il ripetersi delle ritualità. Quell’oggetto diventa un involucro/ casa di uno spirito o divinità, col quale lo sciamano stringe un’alleanza e una relazione.
E’ molto interessante, per esempio, che nella cultura siberiana e mongola, alla morte dello sciamano, il tamburo venga squarciato. Questo serve ad impedire che altri se ne possano impossessare ed usarlo, oltre che avere l’aspetto mitico/ simbolico di accompagnare lo sciamano nell’aldilà. Alcuni oggetti possono venire tramandati, ma solo se il proprietario decide di farlo.
Ecco che diventa molto importante rispettare le esigenze e le credenze di una persona, senza sminuirne il valore.
Ciò che è sacro non può essere toccato da mani “impure”, da mani profane. Tanto che, lo sciamano stesso deve, spesso, sottoporsi a purificazioni e a una trasformazione da profano a sacro prima di poter fare certe cose.
In alcune tradizioni gli oggetti sacri vengono, addirittura, avvolti da stoffe (spesso di seta) per proteggerli dal mondo profano, quando non utilizzati.
Noi non siamo abituati
Pur conoscendo il detto “Guardare ma non toccare” noi non siamo abituati a farlo. Non abbiamo questo profondo rispetto per il sacro, o meglio lo viviamo diversamente. Non diamo importanza al fatto che le nostre energie personali possano influire su un oggetto. Questo perché per noi sono solo oggetti, non abbiamo una cultura animista o energetica e, nel prenderla in prestito, spesso non ne comprendiamo totalmente la portata, o ne perdiamo dei pezzi. La nostra comprensione è limitata.
Cerchiamo quindi di allenarci a recuperare il “Guardare ma non toccare”, imparando a rispettare le culture diverse dalla nostra adeguandoci alle loro usanze. Impariamo a chiedere il permesso di fare qualcosa, perché chiedendo, magari, ci sarà anche concesso di toccare. Non tutti siamo uguali e nella diversità dobbiamo trovare un punto d’incontro.
Parlando di questo argomento, mi viene in mente anche di quando, per la prima volta, ho sentito parlare di veti di questo tipo. Si trattava dei cristalli. Spesso capita di sentire dire che i cristalli di una persona, agendo a livello energetico ed assorbendo facilmente le energie, non vadano toccati. Questo è vero, ma ci possono essere delle eccezioni, ricordiamoci però sempre di chiedere il permesso.
In fondo le buone vecchie regole di comportamento ed educazione sono sempre valide.