Karga Puja e Segnature – Parallelismi
La Karga Puja è uno dei rituali di guarigione della tradizione Nepalese che insegnano Bhola e Mimi durante i loro seminari.
C’è un aspetto interessante di tale pratica che mi ha portato a fare dei parallelismi con una delle segnature che conosco e pratico. Questo aspetto è la centralità dell’utilizzo dei semi.
Non vi svelerò in dettaglio i rituali, in quanto ritengo (per quanto riguarda la Karga Puja) che sia opportuno viverla, e ve lo consiglio, durante un seminario di Bhola. Pr le segnature, queste sono segretissime!
La Karga Puja
La Karga Puja, vi dicevo, è un rituale di guarigione incentrato sugli elementi. La particolarità di tale pratica è la centralità dei semi. I grani vengono tenuti in mano durante ogni fase del rituale e diventano dei tramiti del malessere. Assorbono il dolore, la malattia o comunque ciò di cui ci si vuole liberare, poi vengono lanciati nello spazio sacro appositamente creato per la Puja. Il gesto viene ripetuto per ogni elemento, dopodiché il tutto viene offerto al fuoco che brucia e libera tali energie congeste.
Nella Karga Puja la quantità dei semi non è definito: partendo da una manciata di grani che riempie una mano, vengono poi suddivisi istintivamente nelle diverse fasi. Anche la tipologia di grani non è definita: possiamo trovare diversi tipi di cereali e legumi (riso, lenticchie, etc.)
Le Segnature
Abbiamo anche noi dei “rituali” in cui vengono utilizzati dei semi, per esempio alcune forme di segnatura contro il malocchio, o, nel mio caso, una segnatura per i nervi. In questo caso, vengono tenuti dei grani in mano mentre viene recitata una formula/preghiera e poi vengono gettati nell’acqua.
E’ interessante notare quanto, nelle nostre pratiche di guarigione tradizionali, l’acqua sia un elemento centrale e spesso congiunta ai grani di mais.
Differenze e similitudini
Possiamo notare una prima differenza tra le due pratiche: i grani sono rigorosamente di mais, il quale spesso è utilizzato in un numero preciso e simbolico. Vengono infatti usati multipli di 3 (spesso 9 grani).
Mi sono chiesto quale sia il motivo simbolico che porta ad utilizzare tali semi. Credo sia un concetto simile a quello dell’uovo. Il seme ha una grande potenza, ha in sé le caratteristiche della vita, tutto il potenziale probabilistico da cui avrà origine il tutto. E’ anche un simbolo di protezione.
Probabilmente la sua capacità di assorbire deriva da questo. Allo stesso tempo è un nutrimento, un alimento e come tale una possibile offerta al divino, agli spiriti o agli elementi.
Quale modo migliore per offrire il nostro male come sacrificio?
Potrebbe lasciare perplessi l’idea di offrire a una divinità la sofferenza, ma in realtà questa è sempre energia. Un energia che per noi è congesta e difficilmente gestibile, ma che, una volta offerta e bruciata (per esempio) viene liberata e trasformata.
La seconda, invece, è legata all’elemento in cui viene offerta. Se nella Karga Puja è il fuoco, nel nostro caso è l’acqua, spesso contenuta in un recipiente come un bicchiere.
Ciò che accomuna le due pratiche, invece, è il fatto che tali grani vengano utilizzati come tramiti, in grado di assorbire la sofferenza per poi essere gettati via.
Il gesto del lancio, del gettare via è presente tanto nella Segnatura quanto nella Karga Puja, con modalità differenti. Nella Segnatura è presente ben due volte, sia nel momento in cui i semi vengono gettati nell’acqua, che quando, una volta terminata la pratica, il tutto viene gettato via.
Anche nella Karga Puja tale gesto viene ripetuto due volte: sia sullo spazio sacro creato, che nel gettare il tutto nel fuoco.
Conclusioni
Dopo questa brevissima analisi delle due pratiche la mia riflessione volge ad osservare come, nelle diverse pratiche che possiamo osservare girando il mondo, vi siano delle caratteristiche comuni, forse potrei considerarli archetipi. Oggi l’utilizzo di semi, ma anche gli elementi, o concezioni simili sui centri energetici e l’energia che li percorre.
Trovo tutto questo estremamente interessante!
In oltre questo ci permette di capire quanto sia importante incontrare l’altro, il diverso, la sua cultura per rintracciarne le chiavi di lettura per riscoprire le nostre radici, purtroppo cancellate da una storia di conquiste e imposizioni.
Mi chiedo come mai vi si possano ritrovare tali tratti comuni… Beh forse una prima spiegazione è che abbiamo un’unica origine comune (soprattutto qui in europa), discendendo dagli Indo Europei. Ma anche un’attenta osservazione e comprensione della natura può sicuramente aver dato una chiave comune.
O forse per una connessione telepatica con tutti i nostri simili, come nell’esperimento della centesima scimmia.
O magari, come raccontano alcuni miti, sono arrivati degli esseri più evoluti che ci hanno guidato e insegnato cose impensabili, chissà! A voi la scelta di cosa credere.