La Cura Andina
Voglio condividere con voi l’esperienza che ho fatto il weekend del 10 11 Novembre.
Ho partecipato a un nuovo seminario coi Maestri Andini Q’eros, il cui tema è stata la cura.
Ringrazio Roberto per aver accolto le mie richieste ed avere improntato un seminario su questa ambita tematica.
Il sabato è stato molto bello e ha risvegliato ricordi dell’esperienza estiva a Pitigliano. Abbiamo, infatti, passato la giornata in natura, sull’appennino bolognese, lavorando in alcuni luoghi di grande potere.
Non ero mai stato in questi luoghi ed è stato davvero emozionante connettersi con essi, lavorare ritualmente con le loro energie, per cui condividerò con voi qualche ricordo.
Cascata di Labante
Il primo luogo che abbiamo visitato è stato Labante con la sua cascata. Un luogo naturale meraviglioso, in cima alla montagna questa roccia dalla forma strana, sulla cui cima gorgheggia una piccola sorgente, la cui acqua cade dalla roccia creando un piccolissimo corso d’acqua. Su un fianco della roccia vi è anche un piccolo laghetto, che sembra quasi artificiale, di quelli in cui nuotano i pesci rossi… una cosa un po’ da presepe! E all’interno della roccia una grotta, che però non abbiamo potuto visitare perché interdetta al pubblico.
Sabato mattina il cielo era limpido e il sole picchiava accanto a quella cascata, tanto da spingerci a non temere gli schizzi d’acqua vaporizzata dalla caduta sulle rocce.
In questo luogo è iniziato il nostro Karpay con un trattamento di guarigione dai Maestri Don Lorenzo Ccapa Apaza e Donna Zenovia Cruz Condori (sua moglie).
E’ affascinante vederli lavorare assieme, come una coppia che condivide la vita quotidiana, così condividono anche l’attività rituale, occupandosi ognuno dei relativi compiti: Don Lorenzo del lavoro con le forze maschili e Donna Zenovia di quello con le forze femminili.
Tana dell’Istrice
Il luogo successivo che abbiamo incontrato è stata una grotta dal nome Tana dell’Istrice. Questa grotta è davvero suggestiva, ampia, ha uno squarcio che la percorre dall’entrata per tutta la sua lunghezza sul soffitto. Osservandola dall’interno disegna perfettamente la forma di un occhio, la cui pupilla è rappresentata dalla roccia sferica che rimane sospesa quasi magicamente sull’entrata.
Entrando la prima cosa che colpisce è una piccola nicchia triangolare che poggia sul pavimento della grotta, al cui interno brillano dei lumini e una statuetta della Madonna.
In fondo alla grotta vi è un altro punto di interesse: delle rocce su cui scivola dell’acqua, probabilmente anche qui una piccola sorgente.
La grotta, in questo caso, rappresenta l’incontro di maschile e femminile: femminile derivante dalla grotta stessa che è un luogo che accoglie e protegge, uno spazio orizzontale e di connessione col Mondo di Sotto; maschile perché risiede dentro una montagna che rappresenta la verticalità e la connessione col Mondo di Sopra.
In questo luogo abbiamo eseguito due despacho, uno maschile creato da Don Lorenzo e uno femminile creato da Donna Zenovia. Una volta concluso il rituale, abbiamo acceso il fuoco e offerto i due despacho.
Devo dire che accendere un fuoco dentro la caverna è stato un atto davvero ancestrale, mi ha portato a pensare a quando l’uomo viveva nelle caverne e lì accendeva il fuoco per scaldarsi o mangiare.
Montovolo
Montovolo è stata l’ultima meta della giornata. Qui abbiamo visitato il Santuario della Santa Maria della Consolazione e il più piccolo Oratorio di Santa Caterina.
Questo oratorio era, prima di essere convertito, un tempio pagano di origine etrusca e, probabilmente, un tempio dedicato a Iside. Il luogo è molto bello, per arrivarci in auto ci siamo accorti che a fianco è costeggiato da una montagna a forma chiaramente piramidale dietro la quale si scorge il campanile della Rocchetta Mattei.
Saliamo al santuario dove, dopo una breve visita, ci accingiamo a connetterci con l’energia del posto. Una bellissima energia. Ecco che viene il momento più affascinante (per me) dell’intera giornata: la possibilità di ricevere da Don Lorenzo una divinazione con le foglie che, da noi, anziché essere di coca sono d’alloro, una delle nostre piante sacre. E’ stata un’esperienza emozionante.
Anche il panorama ci ha regalato dipinti suggestivi con le nuvole soffici che si erano formate sotto i nostri piedi, verso la pianura. Questo quadro magico e surreale è stato la degna conclusione di questo viaggio iniziatico.
La Domenica
Il giorno successivo ci siamo dedicati alla teoria e pratica della cura secondo la visione andina.
Anche questa è stata un’esperienza molto arricchente.
Trovo interessante l’aspetto che gli insegnamenti andini si muovano su un binomio di complessa semplicità. Il modo di lavorare dei Q’eros è estremamente pragmatico e semplice, al di fuori della nostra capacità d’intendere. Per noi occidentali tutto deve essere complicato, se no non siamo contenti; per gli andini è il contrario. Abbiamo continuamente bisogno di capire, di comprendere il perché o percome, ma questo tende a complicarci la vita. Ovviamente la comprensione razionale non è un difetto, ma va ben indirizzata per poter diventare un potere.
Questa semplicità mi risuona dentro in maniera molto intensa, è un insegnamento che ho ricevuto da mio nonno tanti anni fa e che mi porto nel cuore. L’importanza della semplicità nella nostra vita quale chiave per un’esistenza più serena e salutare.
Nella tradizione andina prendersi cura di una persona significa aiutarlo a recuperare la propria connessione con la Pachamama, la nostra Madre Terra. E’ quando tale connessione viene persa o recisa che iniziano i problemi e la persona si ammala. Questo significa che per i Q’eros non è importante conoscere il nome della malattia o le cause che l’hanno scatenata, ma semplicemente agire per porvi rimedio.
Quando siamo connessi alla Pachamama siamo nutriti e sostenuti. Siamo nel flusso della vita e, dove tutto scorre, non vi può essere ristagno. Ecco la chiave fondamentale della cura andina: la connessione con Madre Terra.
Ovviamente anche la tradizione andina delinea alcune energie (o spiriti) che possono prendersi la vita facendo ammalare persone, animali o campi. Una di queste è il Pachapapa, una energia vecchia, ovvero antica e arcaica che può portare alla morte se non curata in tempo.
Don Lorenzo ci ha spiegato anche che i guaritori nel loro territorio non sono tanti: se su tutta l’abitazione ci sono una decina di Paqo (praticanti della via andina / sacerdoti) che si occupano degli aspetti spirituali, solo due (un uomo e una donna) sono i più grandi esperti nella guarigione.
Esistono diverse forme di guarigione: l’Hampy despacho, la pratica che ci è stata insegnata in questo seminario, altre sue varianti, il recupero dell’anima e, per problematiche più fisiche, l’utilizzo delle piante autoctone sacre. Quest’ultimo caso è l’unico in cui si ha una differenziazione tra le tipologie di malattia, sulla base delle quali vengono proposte le piante più idonee.
L’Hampy despacho
Il despacho, come abbiamo già visto, è l’offerta che gli andini pongono agli spiriti, agli Apu delle montagne, alla Pachamama, alle Nustas etc. per stimolare la reciprocità su cui si basa la vita. Anche per quel che riguarda la guarigione può essere svolto un despacho. Hampy significa infatti guarigione. Questo viene poi offerto agli spiriti del Mondo di Sotto, quelli cioè che potrebbero irarsi contro l’uomo. Porre offerte a questi spiriti permette di ingraziarseli e tenerli calmi, di creare relazioni pacifiche e di alleanza. Ma cosa sono questi spiriti? Il Mondo di Sotto è anche il mondo interno di ognuno di noi, in cui alberga l’ombra e tutti i nostri aspetti distorti e traumatici. Tali aspetti normalmente vengono repressi, ignorati, e questo spesso porta ad un’esplosione che si può manifestare sul piano fisico o psichico. Compiere un’offerta in loro onore significa riconoscerli ed accettarli.
Abbiamo poi offerto il despacho alla sera, in conclusione del lavoro, al fuoco così che potesse portarlo agli spiriti del mondo di sotto. Un ultimo, magico e suggestivo, rituale svolto al calar del sole.
La Cura
Ci è stato insegnato un altro bellissimo trattamento che ho deciso di chiamare Limpia per comodità. Come già anticipato è focalizzato sull’intento di riconnettere la persona alla Pachamama.
Questo rituale di guarigione viene svolto con l’ausilio di quattro pietre sacre e la misha. Dopo una prima pulizia da tutte le energie pesanti, viene creato un collegamento tra il Mondo di Sopra e quello di Sotto, vengono richiamate le energie (o spiriti) degli Apu e delle Nustas affinché si radichino dentro la persona.
Il processo si conclude richiamando la Pachamama e aiutandola a risalire nel corpo, in modo che possa portare nutrimento, radicamento, guarigione e sostegno.
Un trattamento relativamente semplice, ma non per questo meno efficace.
Se vorrai ricevere questo trattamento di guarigione, per ripulirti dalle energie pesanti e riconnetterti alla Madre Terra Pachamama, potrai riceverlo, previa appuntamento, a Modena o Formigine da me. Contattami e fisseremo un appuntamento!