La Morte

La morte è uno dei passaggi più importanti e temuti dall’essere umano.
Dalla notte dei tempi l’uomo si è interrogato sulla morte, su cosa sia e, soprattutto, cosa ci sia dietro. La morte è l’incognito, l’oscurità più profonda, il vuoto, la fine e, per la sua natura infinita e indefinita, è accompagnata dal senso di paura più profondo.

La paura della morte

La MorteLa morte è la paura per eccellenza. Che sia la paura di soffrire o propriamente di morire, ognuno di noi affronta questo momento con angoscia. La morte è un passaggio, una porta, che non sappiamo quando sopraggiunge e questo crea ansia.

Quando siamo giovani e in salute tendiamo a non pensare a questo momento, lo esorcizziamo pensando di essere invincibili. Questo aiuta finché magari non ci ammaliamo, a quel punto la paura ci attanaglia. Crescendo poi sentiamo sempre più presente questo pensiero nella nostra vita, ci pensiamo, magari a volte immaginiamo la nostra morte, ma tendiamo sempre a scongiurarla anche con forme scaramantiche. Quando poi sia avvicina la maturità e l’anzianità da una parte possiamo rassegnarci a questo momento accettandolo, grazie a una vita di esperienze ed emozioni vissuta, oppure deprimerci vedendo come tutto cambia attorno a noi e dentro di noi.

La paura, però, è una compagna fedele.

Ma che cos’è la paura?

La paura è qualcosa che ci paralizza, ci blocca. La paura impedisce qualsiasi azione e reazione. Potremmo dire quindi che la paura è un blocco nel flusso delle nostre energie, è qualcosa che limita il nostro potere… è la morte stessa.
La paura è la vera morte, non quel passaggio, quel cambiamento di stato e trasformazione che determina la fine del nostro corpo fisico.

La morte nelle tradizioni

La morte - bardo thodolEssendo un passaggio così importante per l’essere umano, la morte è un tema centrale in tutte le tradizioni spirituali. Tutti hanno affrontato il tema della morte, a volte rassicurando (come per esempio avviene nella religione cristiana) attraverso una possibilità di vittoria sulla morte, a volte ricercando l’immortalità come nelle tecniche alchemiche o nel Qi Gong, altre volte fornendo un sistema di pratiche atte ad aiutare il passaggio.

Ecco allora che possiamo trovare il Libro Egizio dei morti, o il Bardo Tibetano, ma anche nella tradizione andina dei Qero’s abbiamo una pratica legata alla morte: Wanuy.
Lo scopo di tali pratiche è duplice: allenarci ad affrontare la morte, in modo che quando sopraggiungerà saremo pronti ad affrontarla, ma anche superare la paura che, come già dicevo, blocca il nostro potenziale ora, mentre siamo in vita.

La morte e i 3 mondi

i 3 mondiAbbiamo già parlato dei 3 mondi dello sciamanesimo, ovvero il Mondo di Sotto, il Mondo di Mezzo e quello di Sopra (altri riferimenti qui e qui).
Anche la morte ha a che fare con questi 3 mondi. Il nostro spirito, la nostra coscienza (o quello che pensate rimanga di voi) una volta lasciato il corpo fisico viaggia attraverso i mondi.

La nostra cultura, in particolare dopo Dante, ha identificato questi 3 Mondi con l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Un’interpretazione moralistica di questi ci ha fatto temere il Mondo di Sotto, pensando sia un luogo infernale e demoniaco, ove espirare in eterno i nostri peccati e aspirare al Paradiso dove vivere un’eternità in spiaggia sotto una palma.

In realtà Dante voleva descrivere i 3 Mondi e dare un’interpretazione simbolica di quello che è il processo evolutivo umano, anche dopo la morte.

Sia nelle tradizioni orientali che in quelle occidentali, si sostiene che non finisca tutto al momento della morte, ma che inizi un processo di trasformazione e purificazione che ci porterà altrove.

Una volta lasciato il corpo fisico vi è un periodo in cui lo spirito rimane nel Mondo di Mezzo. Questo periodo secondo i tibetani può durare fino a 49 giorni, secondo la tradizione Qero’s ne dura 8. Sono giorni in cui il defunto può chiudere tutti i debiti di reciprocità che ha con i vivi, sia che essi siano di benevolenza o meno. E’ quel momento che anche noi conosciamo in cui sosteniamo che il fantasma rimane perché ha delle questioni in sospeso.

A questo periodo seguono tutta una serie di fasi di dissoluzione e purificazione in cui lo spirito deve rielaborare e liberarsi da tutta l’energia pesante che ha creato o accumulato. Finito questo processo, alleggerito, il defunto potrà incamminarsi verso il mondo di sopra. E qui, a seconda delle tradizioni, proseguire il suo cammino.

Nella tradizione etrusca è interessante, per esempio, osservare che le tombe nelle necropoli erano costruite secondo una tripartizione che corrisponde ai 3 mondi e che ancora una volta ricorda il percorso da compiere.

Divinità e simbolismi della morte

Analizzando le diverse culture possiamo trovare delle forme analogiche, vi porto alcuni esempi.

Un confronto interessante si può fare con due divinità femminili che hanno a che fare con la morte: kali ed Ecate.

Kali

Kali - V0045066 Kali; standing triumphantly over Shiva. Chromolitho<br /> Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images<br /> images@wellcome.ac.uk<br /> http://wellcomeimages.org<br /> Kali standing triumphantly over Shiva. Chromolithograph.<br /> Published: [n.d.]<br /> Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.Vieni, Madre, vieni!
La Madre appare
A chi ha il coraggio d’amare il dolore
E abbracciare la forma della morte,
Danzando nella danza della Distruzione.

Vivekananada

Presso la religione induista, Kali rappresenta l’aspetto guerriero della Grande Dea, consorte di Śiva. Grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, è in realtà una Dea benefica e, allo stesso tempo,  terrifica. È conosciuta anche come Devi (la dea) e Mahadevi (la grande dea) e assume aspetti diversi: Sati (la donna virtuosa), Jaganmata (la madre del mondo), Durga (l’inaccessibile).

Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Shiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia.

Kali è il genere femminile della parola sanscrita kala che significa tempo ma anche nero. Per questo motivo il suo nome è stato più volte tradotto come Colei che è il tempo o colei che consuma il tempo o la Madre del tempo e infine colei che è nera. Questo è l’aspetto femminile di Mahakala, altra divinità irata, manifestazione di Shiva, Signore del tempo.  (tratto da guidedefinitive)

Ecate

EcateEcate era una divinità psicopompa, in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei Morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti (la Sibilla Cumana, a lei consacrata, traeva da Ecate la capacità di dare responsi provenienti, appunto, dagli spiriti o dagli dei).

La natura di Ecate è bi-sessuata, in quanto possiede in sé entrambi i principi della generazione, il maschile e il femminile. Per questo motivo viene definita la fonte della vita e le viene attribuito il potere vitale su tutti gli elementi.

Nell’iconografia Ecate viene rappresentata spesso con tre corpi o con sembianze di cane o, accompagnata da cani infernali ululanti in quanto veniva considerata protettrice dei cani. (tratto da wikipedia)

I cani

C’è un altro tratto comune al mondo dei morti, il mondo infero, ed è quello della presenza dei cani come guide.
Abbiamo visto come Ecate venga rappresentata con sembianze canine o accompagnata da cani… nella tradizione greca, alla base della nostra cultura, era noto anche Cerbero, il cane a 3 teste.

Cani traghettatori di animeAnche per la tradizione Qero’s è importante il cane quale guida del defunto. Come nel nostro mito il morto deve attraversare l’Acheronte (il fiume infernale), così per il popolo andino deve guadare l’Hurk’ an Mayu, anch’esso un fiume fangoso. Solo il cane potrà indicargli il punto più idoneo per attraversarlo.

Alcuni aneddoti sui cani.

Ivan, parlandoci di questo aspetto, ci racconta di quanto sia importante avere avuto un cane in vita quale fedele compagno, perché sarà lui ad aspettarci sulla riva del fiume. Chi non ha amato o non ha avuto un cane sarà più in difficoltà, perché dovrà aspettare che ne arrivi uno ad aiutarlo, rallentando il suo cammino.
Attenzione però! Se il cane è di pelo bianco, non sarà d’aiuto perché non vorrà sporcare il suo candore col fango!

La tradizione andina però prevede altre tre possibilità per continuare il proprio viaggio liberandosi dell’energia pesante. La più caratteristica è forse quella kamikaze di buttarsi nel cratere di un vulcano, di modo che la lava incandescente, ovvero il potere del fuoco, bruci tutta l’energia pesante jucha e esplodendo permetta al defunto di risalire fino al Mondo di Sopra. Ancora una volta abbiamo l’immagine simbolica di scendere agli inferi per risalire.

La più semplice via, invece, è quella del Paqo (il praticante spirituale) che durante una delle sue iniziazioni riceve un contatto con una stella specifica, alla quale alla morte arriva per poi proseguire il suo cammino.

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